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Tratto da Sardiniapost:
A Monastir il centro d’accoglienza per gli algerini. Ma i sindacati dicono no
“I reati sono in calo del 20 per cento e non si registra un aumento di quelli commessi dai migranti. Ci sono stati dei casi di in cui sono stati coinvolti stranieri sbarcati direttamente sulle coste della Sardegna, soprattutto algerini, ma sono stati subito arrestati dalle forze dell’ordine ed espulsi”. Il prefetto di Cagliari, Giuliana Perrotta, ieri al termine del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocato dopo l’assalto allo stabile che il proprietario voleva trasformare in centro di accoglienza per migranti a Burcei e dopo la rissa scoppiata nella struttura di accoglienza di Elmas, ha cercato di tranquillizzare i cittadini e sedare la polemica scoppiata con i sindacati di polizia che le chiedevano di frenare gli sbarchi in Sardegna. “Io sono un servitore dello stato – ha detto e devo semplicemente eseguire le direttive che vengono dal Governo e dal mio Ministero”.
Il Prefetto ha anche annunciato che l’ipotesi di trasformare almeno una parte dell’ex scuola della Polizia Penitenziaria di Monastir in una struttura di accoglienza, diventerà a breve realtà. All’interno verranno ospitati i migranti che sbarcano direttamente sulle coste del Sud Sardegna, soprattutto algerini. Gli stessi che negli ultimi mesi si sono resi protagonisti di numerosi episodi di piccola criminalità, reati come i furti in spiaggia o nei centri commerciali, o le risse nei dei centri di accoglienza a Elmas e Assemini, commessi molto spesso da minorenni.
L’ultimo episodio giovedì all’Auchan di Santa Gilla. Due algerini un 26enne e un 17enne sono stati arrestati per rapina. Hanno rubato generi alimentari e capi di abbigliamento e una volta scoperti, nel tentativo di fuggire, hanno spintonato il personale della sicurezza. Secondo il prefetto la nuova sistemazione a Monastir potrebbe in qualche modo ridurre il fenomeno e gli stessi sbarchi.“Il fatto di sapere che saranno ospitati in una struttura controllata servirà come deterrente per possibili nuovi sbarchi di algerini – ha spiegato – noi così avremo il tempo di lavorare con calma per identificarli ed espellere quelli che non richiedono asilo”.
Arrivati 570 algerini in otto mesi
La situazione degli algerini è parzialmente diversa dagli altri stranieri che sbarcano in Sardegna dopo essere stati soccorsi a largo delle coste libiche. Dall’inizio dell’anno ne sono arrivati 570. Partono autonomamente dall’Algeria, non per fuggire da una guerra ma per cercare un futuro migliore. Pagano dai 400 ai 700 euro e arrivano in Sardegna avendo già in mente di lasciarla per raggiungere altre città italiane o europee. In pochi chiedono asilo e quindi non ottengono il “pocket money”, il buono del valore di 2,50 euro che viene dato comunemente ai profughi. Non avendo soldi per comprare il biglietto del traghetto cercano di racimolarli con furtarelli o altri espedienti, ma spesso vengono catturati dalle forze dell’ordine. Diversamente vengono trasferiti nei Cie, i Centri di identificazione ed espulsione in continente, ormai stracolmi. Il Prefetto ha annunciato che si stanno pianificando anche i rimpatri diretti una volta che gli algerini saranno identificati nella nuova struttura a Monastir.
Boccone amaro per i sindacati
La trasformazione della ex scuola della polizia penitenziaria in un centro di accoglienza simile a quello chiuso a Elmas due anni fa dove saranno ospitati gli algerini e forse anche i minorenni, non è stata accolta bene dai sindacati. “Avevamo cercato di scongiurare la chiusura della scuola di formazione di Monastir, anche con diverse manifestazioni di protesta a cui avevano preso parte numerosi comitati spontanei di cittadini riuniti in appositi comitati spontanei – ha evidenziatoMichele Cireddu, segretario regionale Uil-Pa Penitenziari -. In particolare la Uil aveva proposto ai vertici dell’Amministrazione di rilanciare l’utilizzo della scuola, creando un vero e proprio polo di formazione interforze. Si sarebbe potuta sfruttare l’enorme potenzialità del centro di formazione, con polifunzionali, un poligono al chiuso e una caserma dove ospitare il personale. Questo avrebbe evitato dispendiose missioni per le forze dell’ordine per recarsi a frequentare i corsi di formazione nella penisola, avrebbe potuto rappresentare un importante presidio di sicurezza in una zona dove, giova ricordarlo, sono presenti diverse ed importantissime attività commerciali. Un altro fattore che poteva indurre ad accettare la proposta della Uil era il fatto che un centro di formazione di tale portata rappresenta un importante indotto per l’economia dei paesi limitrofi e poteva conservare i posti di lavoro per gli addetti alle manutenzioni e per la mensa. Con questa decisione è stata persa un occasione per rilanciare l’ economia e garantire maggior sicurezza nel territorio”.